Il caso dei marò in India continua

E’ curioso che un grande Paese emergente e in forte crescita come l’India – che sta giocando un ruolo sempre più rilevante nell’economia asiatica e in quella mondiale – decida di assumere una posizione tanto contraddittoria con uno Stato importante dell’Unione europea. L’evidente ambiguitàe sulle norme del diritto internazionale e della navigazione; la posizione di contrasto diplomatico con una nazione amica come l’Italia; la volontà di perseverare nella vicenda, allungando i tempi delle indagini e della carcerazione, sono tutti elementi che fanno pensare che sotto ci sia qualcos’altro. Altrimenti non sarebbe possibile spiegare un comportamento politico-giudiziario da Stato del terzo mondo, quale l’India non è più. E’ evidente che ci sono altri fattori in gioco.

Sui due marò italiani si sta giocando una partita più grande di loro e, come spesso accade, alle loro spalle. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone sono lì per lavoro, su mandato del Governo italiano che, a sua volta, ha ricevuto un mandato Onu. Invece di godere di protezione e copertura totale, si trovano scaraventati in un carcere e non si sa quando potranno tornare a casa.E’ un brutto messaggio da una brutta vicenda, che ha visto due soldati italiani letteralmente usati da soggetti diversi per servire gli interessi che in questa vicenda sono in gioco. Bisogna capire bene il ruolo che ha giocato l’armatore della Lexie e le ragioni che lo muovono; il ruolo del tutto ambiguo delle autorità indiane; l’intervento tardivo del governo italiano; la solita latitanza europea.